In un futuro imprecisato Sal, dopo aver perso la
moglie Zoe in un incidente d’auto e aver tentato il suicidio, decide di
rivolgersi a Another End. E’ un’azienda che, con l’ausilio di sofisticate tecnologie,
inserisce la memoria e i ricordi della defunta dentro il corpo di una donatrice,
detta Locatrice, che potrà così tornare a vivere insieme a Sal per un tempo prestabilito.
L’operazione tuttavia avrà risvolti inaspettati. Il quarantenne siciliano Piero
Messina, ex aiuto regista di Paolo Sorrentino, giunge al suo secondo lungometraggio
dopo quasi dieci anni da “L’attesa” (che nel 2015 gli è valso il Globo d’Oro al
miglior regista esordiente), film da cui sembra riprendere la tematica della difficoltà
dell’elaborazione del lutto. Ma qui la “fantascientifica” tecnologia apre a un
discorso più ampio, che esula dalla morale, sulla possibilità che a ognuno di
noi sia concesso un po’ più di tempo per dire addio alla persona amata. Discostandosi
dalla cinematografia di genere, cui non è per nulla interessato, Messina confeziona
un film cupo eppure vivido e vitale, senza fronzoli e manierismi con un cast internazionale
di tutto rispetto: un notevole Gael Garcia Bernal (Sal), una sorprendente Renate
Reinsve (Zoe) e una bravissima Berenice Bejo. Un film anche da ascoltare, Piero
Messina oltre che regista e sceneggiatore è anche musicista e insieme a Bruno
Falanga realizza una colonna sonora di notevole impatto. Il film ha un buon
ritmo, che cresce piano, e riempie di curiosità sullo svolgersi della storia. Presentato
in concorso all’ultimo Festival internazionale del cinema di Berlino, un film
italiano anomalo eppure molto bello, che pone domande e non scivola via. Al cinema.