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giovedì 28 marzo 2024

ANOTHER END di Piero Messina

 

In un futuro imprecisato Sal, dopo aver perso la moglie Zoe in un incidente d’auto e aver tentato il suicidio, decide di rivolgersi a Another End. E’ un’azienda che, con l’ausilio di sofisticate tecnologie, inserisce la memoria e i ricordi della defunta dentro il corpo di una donatrice, detta Locatrice, che potrà così tornare a vivere insieme a Sal per un tempo prestabilito. L’operazione tuttavia avrà risvolti inaspettati. Il quarantenne siciliano Piero Messina, ex aiuto regista di Paolo Sorrentino, giunge al suo secondo lungometraggio dopo quasi dieci anni da “L’attesa” (che nel 2015 gli è valso il Globo d’Oro al miglior regista esordiente), film da cui sembra riprendere la tematica della difficoltà dell’elaborazione del lutto. Ma qui la “fantascientifica” tecnologia apre a un discorso più ampio, che esula dalla morale, sulla possibilità che a ognuno di noi sia concesso un po’ più di tempo per dire addio alla persona amata. Discostandosi dalla cinematografia di genere, cui non è per nulla interessato, Messina confeziona un film cupo eppure vivido e vitale, senza fronzoli e manierismi con un cast internazionale di tutto rispetto: un notevole Gael Garcia Bernal (Sal), una sorprendente Renate Reinsve (Zoe) e una bravissima Berenice Bejo. Un film anche da ascoltare, Piero Messina oltre che regista e sceneggiatore è anche musicista e insieme a Bruno Falanga realizza una colonna sonora di notevole impatto. Il film ha un buon ritmo, che cresce piano, e riempie di curiosità sullo svolgersi della storia. Presentato in concorso all’ultimo Festival internazionale del cinema di Berlino, un film italiano anomalo eppure molto bello, che pone domande e non scivola via. Al cinema.

giovedì 21 marzo 2024

MAY DECEMBER di Todd Haynes

 

Nella grande casa con giardino di Gracie (una sempre brava Julianne Moore) tutto è pronto per l'arrivo di Elizabeth (Natalie Portman), giovane attrice che presto la interpreterà in un biopic. Elizabeth viene accolta con diffidenza da Joe (Charles Menton), marito di Gracie, mentre quest'ultima è invece lusingata del rinnovato interesse che la sua storia ancora suscita: la coppia una ventina di anni prima fu infatti al centro di uno scandalo causato dalla loro relazione, lei 36 anni e lui 12. Con attenzione quasi entomologia l'attrice, tramite domande e sempre maggiori frequentazioni, cerca di ca(r)pire la reale verità della loro vita di coppia, così da poterla poi ricreare nel film che interpreterà. Il nuovo film di Todd Haynes (“Lontano dal paradiso”, “Io non sono qui”, “Cattive acque”) si muove tutto tra percezione e proiezione della realtà, doppie immagini, giochi di specchi, identità celate, voyeurismo e l'ego smisurato di due donne forse deluse dalle loro vite. Ma al contrario di altre sue opere più emozionanti (in primis “Lontano dal paradiso) qui l'operazione è algida, si crea una distanza nello sguardo non giudicante del regista che, calandosi nei panni di Elizabeth osserva le conseguenze di un fatto avvenuto vent’anni prima. Lo spettatore perciò assiste all'indagine sempre più fitta e invadente dell’attrice rimanendo emotivamente distaccato. Tuttavia il duello che si instaura tra le due donne, nella storia, nell'interpretazione e nell’efficace regia è molto godibile e vale, da sola, il costo del biglietto. La storia trae origine dallo scandalo che avvenne a Seattle nel 1996 quando l'insegnante 34enne Mary Kay Letourneau sedusse lo studente 12enne Vili Fualaau. Il titolo si rifà a una locuzione anglofona che indica una relazione tra una persona molto giovane e una molto più matura. Charles Menton (noto per la serie “Riverdale”) ha ricevuto molti riconoscimenti per il ruolo di Joe: Miglior attore non protagonista (Chicago Film Critics Association 2023, Gotham Independent Film 2023, New York Film Critics 2023, London Critics Circle Film 2024, National Society of Films Critics 2024). Nel complesso un film drammatico di ottima fattura e interpretazione. Al cinema.

mercoledì 13 marzo 2024

LA ZONA D’INTERESSE di Jonathan Glazer

 

Rudolf Höss, la moglie Hedwig e i cinque figli vivono in una casa grande con un bel giardino dove sono coltivate piante di ogni genere. Una famiglia come tante se non fosse che il signor Höss è il comandante del prospiciente campo di concentramento di Auschwitz. La zona di interesse è l’area di circa 25 miglia che si estende attorno al lager e al cui interno, incuranti agli orrori che si stanno consumando dall’altra parte del muro che li divide, vive con spensieratezza la famiglia felice. E’ un film strano e terribile questo dell’inglese Jonathan Glazer, che idealmente prosegue il lavoro precedente, datato 2013, “Under the skin”: se lì la protagonista Laura (Scarlett Johansson) pare non provare emozione né alcun tipo di sentimento verso le sue vittime, qui si ha la certezza dell’indifferenza allo strazio e al dolore inflitto a una parte del genere umano (che anzi viene visto solo come un ingombrante numero di persone da eliminare). Tratto dal romanzo omonimo di Martin Amis il film è stato girato a Auschwitz: la casa degli Höss è stata ricostruita dallo scenografo Chris Oddy e le riprese sono state effettuate utilizzando solo luce naturale e mettendo delle camere da presa remote in modo che gli attori potessero muoversi con naturalezza all’interno della scena. Ecco spiegata la mancanza di primi piani: la distanza dei campi medi, una cosa cui siamo poco abituati, sottolinea la distanza del regista che non giudica ma si limita a osservare con l’occhio dell’entomologo, regalando primissimi piani a piante e fiori. Ma chi la fa da padrone nel film è il sonoro, o forse sarebbe meglio dire il rumore. All’inizio è solo buio e suoni inquietanti, si crea attesa e disagio in chi guarda: questa scelta è un “aiuto” allo spettatore che deve entrare nella storia non solo per quello che si vede ma soprattutto per quello che si sente e che non viene mostrato dalla macchina da presa. Tra le interpretazioni, molto convincenti, si distingue Sandra Hüller (Anatomia di una caduta). Oltre ai premi di Cannes 2023 (Gran Prix speciale della Giuria, Premio Fipresci e Soundtrack Award a Mica Levi) il film ha conquistato l’Oscar 2024 come Miglior film internazionale e Miglior Sonoro. Un film necessario che non lascia indifferenti, da mostrare alle nuove generazioni per non dimenticare. Da guardare e ascoltare con attenzione. Da non perdere. Al cinema.

mercoledì 6 marzo 2024

MEMORY di Michel Franco

 

Sylvia (Jessica Chastain), assistente sociale ex alcolista, dopo essere stata a una festa di vecchi compagni di scuola viene seguita fin sotto casa da un uomo, Saul (Peter Sarsgaard). Il mattino dopo lo trova ancora sotto casa sua, l’uomo però sembra non sapere dove si trova né perché. Sylvia telefona al fratello dell’uomo perché lo venga a prendere. La donna li accompagna e una volta arrivati il fratello di Saul si scusa con lei dicendole che Saul è affetto da demenza ad esordio giovanile e perciò è spesso disorientato, confuso e fatica a ricordare. Il nuovo film di Michel Franco (Nuevo orden) non è certo solo una storia sui disagi che la demenza può causare. Semmai è un discorso più ampio sulla memoria, su ciò che ricordiamo e sul modo in cui il tempo agisce sulla qualità dei nostri ricordi e su come, a volte, li distorce. In questo senso il regista messicano crea una sorta di microcosmo utopistico al cui interno i soggetti, Saul e Sylvia, si ritrovano l’uno insieme all’altro, uniti seppur con sofferenza contro il resto del mondo “normale” che li vorrebbe separati. Un film intenso, bellissimo, struggente, che non lascia indifferenti ma anzi apre a domande, questioni, possibilità. Lo stile secco ma non respingente e la scrittura dell’autore rendono la storia coinvolgente e emozionante. Buon ritmo e ottime interpretazioni fanno di questo film un’opera interessante e convincente. Nel cast anche Merritt Wever (Nurse Jackie, Unbelievable), Jessica Harper (Minority Report, Bones and all), Josh Charles (The good wife). Coppa Volpi per il miglior attore al Festival di Venezia 2023 allo straordinario Peter Sarsgaard. Da non perdere. Al cinema.