Bella è una giovane
donna che viene riportata in vita dal chirurgo Godwin Baxter (un grande Willem
Dafoe) che le trapianta il cervello del feto che ella porta in grembo. Per osservare
il risultato ottenuto e aiutare il cervello “infantile” di Bella a svilupparsi il
dottore si fa assistere dallo studente di medicina Max McCandles che, con il tempo,
si innamora di Bella. La quale, desiderosa di conoscere il mondo, scappa con lo
scaltro avvocato Duncan Wedderburn (un bravissimo Mark Ruffalo) che vede in lei
una nuova conquista da sfoggiare. Ma presto scoprirà il lato ribelle di Bella. Non
svelerò altro di questo film bellissimo che chiede solo di essere guardato. Siamo
entusiasti e ammirati nel vedere come il cinema di Lanthimos si sia evoluto. La
tematica, a grandi linee, è sempre la stessa: raccontare la crudeltà
dell’essere umano. Partendo dalla brutalità della vita “casalinga” (Dogtooth),
passando dalla distopia disturbante (The Lobster) e proseguendo verso la ferocia
di ispirazione greca (Il sacrificio del cervo sacro) e la spietata vita di
corte (La favorita) il regista greco “scopre” che per narrare la crudeltà non bisogna
necessariamente utilizzare il dramma, ma si può anche ricorrere alla commedia
(tanto da essere premiato col Golden Globe per Miglior film commedia o
musicale). Certo, una commedia in stile Lanthimos, perciò non vi sganascerete come
nel Frankenstein di Mel Brooks, ma potrete comunque sorridere e a volte ridere.
Una risata pura, non falsata dall’ansia o dalla paura, qui la paura la fanno
gli essere umani, o almeno quelli che cercano di contenere e addomesticare il carattere
ribelle e anticonvenzionale di Bella. Il racconto si divide tra il mondo “reale”
in bianco e nero e il mondo che Bella brama vedere e conoscere, a colori forti,
dove ogni luogo o situazione è ricostruito:
in questo senso la Lisbona dove Bella inizia a conoscere e sperimentare i propri
appetiti sessuali è ricostruito in un modo favolistico che rasenta la parodia.
Eppure funziona, tutto è giusto e perfetto, tutto è credibile perché se credi
che una donna possa rinascere con il cervello di un feto puoi credere anche a
tutto il resto. E’ un coming of age insolito,
perché il corpo è già sviluppato, mentre la mente è da formare e quello che serve
per arrivare alla propria identità e alla piena consapevolezza di sé è un percorso
senza guida tra sessualità, filosofia, prostituzione consapevole e infine vendetta.
Un film incredibile dove l’uso smodato del fish-eye (un grandangolo estremo che
produce un’immagine distorta) indica il senso di disorientamento e i momenti in
cui Bella si sente intrappolata fisicamente o mentalmente. Lanthimos voleva
fare questo film da molto tempo, da quando scoprì il romanzo omonimo dello scozzese
Alasdair Gray. Come in “La favorita” affida la sceneggiatura a Tony McNamara e
si concentra “solo” sulla realizzazione. Anche divertendosi, evidentemente, a auto
citarsi nel finale e a creare animali inesistenti nella realtà. Il film si avvale
dell’interpretazione di un’eccezionale Emma Stone (Golden Globe, Oscar e BAFTA), dei già citati Ruffalo e Dafoe, e dei piccoli ruoli per Margaret
Qualley, Hanna Schygulla e Ramy Youssef. Leone d’Oro a Venezia, Miglior Protagonista
a Emma Stone e Miglior Fotografia (Los Angeles Film Critics Association), Miglior
Attore non protagonista a Mark Ruffalo, Miglior sceneggiatura non originale a
Tony McNamara (National Board of review), Oscar 2024 per Migliori Costumi, Miglior Scenografia e Miglior Trucco e accociature. E’ di certo il film che apre a
Lanthimos le porte al grande pubblico e non solo ai suoi estimatori. Da non
perdere. Al cinema.