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giovedì 21 dicembre 2023

C'E' ANCORA DOMANI di Paola Cortellesi

Roma, 1946: pochi giorni prima del referendum per scegliere tra monarchia e repubblica, nella città del dopoguerra, devastata dal conflitto mondiale e dalla povertà, Delia (una bravissima Paola Cortellesi), madre di tre figli e moglie del violento Ivano (un minaccioso Valerio Mastandrea) si arrabatta per permettere alla propria famiglia di condurre una vita modesta ma dignitosa: fa punture a domicilio, ripara ombrelli, ricama e cuce biancheria intima per un negozio. Il marito non perde occasione per punirla e umiliarla mentre la figlia maggiore Marcella (la brava Romana Maggiora Vergano) prova disprezzo verso la madre per gli abusi che subisce senza ribattere. Un giorno Delia riceve una lettera che all’inizio butta e che poi riprende dandole la dovuta importanza. Partita da una sua idea e ispirandosi anche ai racconti della propria nonna e bisnonna, Paola Cortellesi, al debutto come regista scrive una sceneggiatura (insieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda) robusta e senza fronzoli che mira direttamente al cuore della situazione femminile nel secondo dopoguerra, asservita da un umiliante patriarcato. Ne esce fuori un resoconto di brutale diseguaglianza tra sessi e ceti sociali che non lascia indifferenti e che, a tratti, è ancora attuale. Girato in un bianco e nero simil-neorealista, alterna momenti da commedia a scene molto drammatiche, a volte geniali, dando un ritmo ben preciso alla storia, che non ha cadute né lungaggini. Uscito a fine ottobre è il secondo film più visto dell’anno dopo Barbie di Greta Gerwig. Nel cast anche Vinicio Marchioni e un grande Giorgio Colangeli. Presentato alla festa del cinema di Roma ha vinto il Premio Speciale della Giuria, il premio per la Migliore Opera Prima e il Premio del Pubblico. Premiato anche ai David di Donatello 2024 (Miglior regista esordiente, Miglior sceneggiatura originale, Miglior attrice protagonista, Miglior attrice non protagonista, David dello spettatore e David Giovani. Da non perdere.
Al cinema.

Buon Natale a tutti voi.

mercoledì 13 dicembre 2023

IL MALE NON ESISTE di Riusuke Hamaguchi

Takumi e la figlia Hana vivono in un villaggio nei pressi di Tokyo. La loro vita è semplice ed è scandita dai ritmi della natura. All’assemblea del paese gli abitanti e Takumi vengono a sapere del progetto di costruire, vicino alla casa dell’uomo, un glamping, un campeggio di lusso dove gli abitanti di altre città possano venire a rinfrancarsi nella natura. Takumi e gli altri paesani non sono per niente d’accordo. Riusuke Hamaguchi, reduce dal successo internazionale del bellissimo “Drive my car” (Oscar, Golden Globe e BAFTA per miglior film, miglior sceneggiatura a Cannes 2021) per il suo nuovo film parte da un progetto particolare: un accompagnamento per immagini alle esibizioni dal vivo della musicista Eiko Ishibashi (autrice della colonna sonora di “Drive my car”) in seguito trasformato e sviluppato in sceneggiatura. Il tentativo del regista è mostrare il rapporto tra uomo e natura cercando, in qualche modo, di narrare il punto di vista della natura come un flusso non di parole, ma di immagini e suoni, come un’esperienza immersiva nella natura stessa. L’operazione non ci convince gran che, forse perché per quanto possa essere frammentata una storia abbiamo bisogno di “una” storia e non di un abbozzo di essa. O forse perché siamo refrattari a vivere la natura ritrovandola in un film che parte dalle emozioni di una persona (il regista) nell’intento di trasmetterci quelle sue stesse emozioni. Se resisterete alla lunga carrellata iniziale di rami degli alberi dal basso verso l’alto o se riprese di trenta e più secondi di uccelli in volo, immagini statiche e prolungate di ruscelli e primi piani di fiori e piante non vi faranno rimpiangere i documentari di David Attenborough allora questo potrebbe essere il film per voi. A tutti gli altri sconsiglio fortemente. Gran Premio della Giuria a Venezia e all’Asia Pacific Screen Awards nonché miglior film al London Film Festival. Al cinema.

martedì 5 dicembre 2023

UN COLPO DI FORTUNA di Woody Allen

Udite udite, Woody Allen è tornato! Intendiamoci, non che sia mai veramente partito. Il fatto è che negli ultimi anni i suoi film erano un po’, come dire, insipidi, mai realmente interessanti; c’è da dire che non è facile, per nessuno direi, scrivere e dirigere un film all’anno, c’è il rischio di perdersi nella scrittura, nella direzione, figuriamoci nelle idee. Poi a 85 anni, dopo il suo precedente “Rifkin’s Festival” decide evidentemente di fermarsi e festeggiare degnamente la sua bella età. Questo lo ipotizziamo noi. Fatto sta che tra quel film e l’attuale “Un colpo di fortuna” passano tre anni e le idee tornano alla grande. E più che di fortuna parlerei di colpo di genio. Certo, perché Woody torna a Parigi, dopo il gradevole “Midnight in Paris” del 2011, e decide che il suo nuovo film sarà in francese, con attori (e che attori!) francesi e la tematica una delle più amate da Allen: l’amore contrastato, il dramma e il caso. La mente va, giustamente, a “Match Point”. Jean (un ottimo Melvil Poupaud!) è sposato con Fanny (la semisconosciuta e brava Lou de Laâge) da alcuni anni: la loro vita sembra perfetta, entrambi sono realizzati nel lavoro, vivono in una bella casa, eppure un sottile strato di noia si è incuneato nel loro rapporto di coppia. Perciò quando Fanny incontra casualmente per strada Alain, (il bravo Niels Schneider) suo ex compagno di liceo che la riempie di attenzioni e dice di amarla dai tempi della scuola, la donna si sente lusingata e mano a mano rimane sempre più attratta dall’uomo. Tra di loro inizia una relazione che diventa ben presto molto importante tanto che Fanny vorrebbe lasciare il marito. A questo punto … vi lascio e non vi dico più nulla. Woody Allen ci piaceva molto con la sua comicità e il suo umorismo degli inizi, ora ancor di più ci piace questa fase assai matura in cui i sentimenti e il dramma hanno preso sempre più il sopravvento. Qui è bravo, ca va sans dire, nel presentare i fatti senza compiacimento né giudizi, nei dialoghi quasi rohmeriani sull’amore, nel rendere il tutto così naturale che sembra che la storia si racconti da sé. Spunta qua e là il suo vecchio e caro umorismo, forse un po’ nero. Da non perdere. Al cinema.