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giovedì 25 aprile 2024

TATAMI - UNA DONNA IN LOTTA PER LA LIBERTA' di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi

 


Leila, atleta iraniana, si reca con la nazionale femminile a Tbilisi in Georgia per i campionati mondiali di judo. Il suo sogno è quello di vincere una medaglia d’oro nella sua categoria. Dopo due incontri vincenti alla propria allenatrice Maryam (interpretata da una brava Zar Amir Ebrahimi) e alla stessa Leila viene ordinato da parte della Repubblica Islamica dell’Iran di fingere un infortunio e di ritirarsi per non incontrare in finale un’atleta israeliana. Leila si ribella a questa richiesta ma, man mano che le sue vittorie continuano, le minacce a lei e alla sua famiglia in Iran diventano sempre più pressanti e terrificanti. Presentato alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia il film è il primo diretto da un regista israeliano (Guy Nattiv – Oscar 2019 per “Skin” miglior cortometraggio) e dall’attrice iraniana Zar Amir Ebrahimi (miglior attrice femminile a Cannes 2022 per “Holy spider”). La pellicola è di una violenza incredibile, non tanto per i combattimenti, ma per le pressioni e le minacce che vengono inflitte all’atleta e alla sua famiglia. Sicché si crea una forte tensione tra quel che Leila vive sul tatami (la caratteristica stuoia dove si svolgono gli incontri e gli allenamenti di judo), gli incontri con le altre atlete e la lotta dentro sé stessa, una lotta che si trasforma ben presto in una ribellione, in un rifiuto di obbedienza a un regime totalitario che priva della libertà di scegliere. Costruito come un thriller psicologico con grandi ritmo e tensione, il film crea una forte empatia tra il personaggio di Leila e chi guarda, si fa il tifo per lei, per la sua determinazione a vincere (e lo si vede benissimo nella scena all’inizio in cui deve perdere peso nel giro di un quarto d’ora, per poter rientrare nella propria categoria) e ci si sente mortificati per quello che lei e la sua famiglia devono patire. Il pensiero va a tutti gli atleti olimpici del passato costretti a ritirarsi di fronte alla possibilità di scontrarsi con i paesi dell’antico URSS. Il film è un’opera sociale forte, girato in un bianco e nero nitido, senza sbavature o lungaggini. Premiato al 36° Film Festival di Tokyo (Premio speciale della Giuria e Miglior Attrice a Zar Amir Ebrahimi) oltre al Brian Award, premio collaterale della Mostra del Cinema di Venezia. Da non perdere. Al cinema.

giovedì 18 aprile 2024

LA SOCIETA' DELLA NEVE di Juan Antonio Barrona

 


Nel 1972 l'aereo con a bordo una squadra giovanile di rugby uruguagia e alcuni loro parenti ebbe un incidente e si schiantò contro un ghiacciaio sulle Ande. Convinti che sarebbero stati salvati in tempi brevi rimasero invece confinati su quelle montagne innevate per quasi 3 mesi. Il film pone un quesito interessante: cosa sareste disposti a fare pur di rimanere in vita? Perché se rimani costretto in un grande spazio aperto senza vegetazione e animali in qualche modo dovrai proteggerti e nutrirti. Proteggerti dalle intemperie, dal freddo, dal gelo di una montagna. Ma come nutrirsi per sopravvivere? A quell'epoca il ritrovamento dei ragazzi destò molte domande tra morale e necessità. Il film non le risolve ma accoglie e osserva senza giudicare. Se vuoi restare in vita la scelta è quasi una non scelta. Tratto dall'omonimo libro di Pablo Vierci, scrittore uruguagio compagno di scuola di alcuni dei sopravvissuti, la pellicola di Juan Antonio Barrona (The impossibile) indaga il rapporto che si instaura e si rafforza tra i ragazzi, di come i leader del gruppo tentarono a più riprese di scendere a valle dalla parte cilena e delle scelte di squadra o meglio della strana società che si creò. Il regista e i suoi collaboratori hanno registrato più di 100 ore di interviste con i sopravvissuti ancora in vita così’ da permettere agli attori di avere un quantitativo notevole di materiale per costruire la caratterizzazione dei personaggi. Il film tiene il ritmo nonostante la durata (quasi due ore e mezza) e lo spettatore è completamente immerso nella loro realtà e nelle loro scelte. A differenza del film del 1993 “Alive – sopravvissuti” di Frank Marshall con Ethan Hawke protagonista, qui sono usati i veri nomi dei sopravvissuti. Candidato agli Oscar come miglior film internazionale ha fatto incetta di premi ai recenti Goya spagnoli: oltre al miglior film, miglior regia e miglior attore rivelazione (Mattias Recall) ha vinto quasi tutti i premi "tecnici" (produzione, montaggio, colonna sonora, fotografia, scenografia, costumi, trucco, sonoro, effetti speciali). In Italia in film ha avuto una distribuzione pressoché inesistente nelle sale a dicembre del 2023 ed è passato direttamente sulla piattaforma digitale Netflix. Da non perdere.

giovedì 11 aprile 2024

E LA FESTA CONTINUA! di Robert Guediguain

 

Rosa (Ariane Ascaride) vive a Marsiglia con i figli e conduce un’esistenza frenetica che si divide tra la famiglia, il lavoro di infermiera prossima alla pensione e le riunioni per decidere la lista dei candidati per le prossime elezioni municipali. Poi conosce Henri (un magnifico Jean-Pierre Darroussin), il padre della ragazza che suo figlio sposerà e di colpo la sua vita si trasforma e così si rende conto che non è mai troppo tardi per realizzare tutti i propri desideri. Sembra un film esile, eppure la nuova opera di Robert Guediguain ha una profondità lieve sia nella storia che nei personaggi. Ed è proprio questa lievità, questa leggerezza d'animo ma non di impegno (a qualunque livello, sociale, politico, sentimentale) che spesso caratterizza il cinema del regista francese. In questo caso poi il film, scritta insieme a Serge Valletti non segue la struttura classica dello script (introduzione dei personaggi, conflitto e risoluzione), elimina il conflitto che è molto tenue e nonostante ciò tutto scorre godibile, senza cadute di ritmo o noia. È come se i personaggi di Rosa, di cui conosciamo molto, e di Henri, di cui sappiamo poco, siano pervasi di una propria vita(lità) che riempie la storia della loro passione. Grande ruolo gioca anche la città di Marsiglia, non solo perché il regista, gli interpreti e il cosceneggiatore vi sono nati ma perché il film parla della città, traendo spunto dal crollo, nel 2018, di due vecchi edifici che  provocarono morti e lacerazioni nelle famiglie del quartiere. L’operazione filmica è poi cucita appositamente su un gruppo di attori sia giovani (Robinson Stévenin e Lola Neymark) che  meno (i già citati Ascaride, Darroussin e Gérard Meylan) molto convincenti e nella parte. Un film delizioso, emozionante e toccante che parla al cuore e all’anima e non solo di sentimenti ma di impegno civile e sociale. Da non perdere. Al cinema.

mercoledì 3 aprile 2024

PRISCILLA di Sofia Coppola

 

Priscilla Beaulieu ha 14 anni quando, nel 1959 a una festa in Germania, conosce il 24enne Elvis Presley: la star è di stanza per il servizio militare mentre la ragazza vive nella base militare con la madre e il patrigno, colonnello dell'esercito. Dopo due anni Elvis la invita per un breve periodo a Memphis, nella grande tenuta in cui vive, Graceland. Nel 1963 la ragazza andrà a vivere nella casa e tra i due nasce una storia d'amore profonda alla quale nessuno dei due vuole rinunciare. Tratto dal libro di memorie “Elvis and me”, scritto dalla stessa Priscilla Beaulieu (con Sandra Harmon) qui in veste anche di produttrice esecutiva (insieme a Roman Coppola), è in pratica un film voluto dalla vedova Presley che si limita a raccontare gli anni piacevoli passati con la star e non i litigi e il prendersi e mollarsi che li portò alla separazione definitiva e al divorzio. Quindi è lei che ha scelto cosa raccontare e cosa no e di conseguenza il racconto è di una banalità quasi noiosa. Di Elvis non si vedono concerti, o spezzoni di film o si sentono sue canzoni: solo i ritorni dai set, i giochi con i ragazzi del gruppo che lo accompagnano in tournée, il poco tempo passato con la ragazza a parlare. A Priscilla, nel momento in cui va a vivere nella sua casa, viene chiesto di studiare (la ragazza è stata iscritta a una scuola cattolica dal padre di Elvis), di non cercare un lavoro ma anzi di esserci solamente per lui quando chiama dal set o torna da una tournée. Ne viene fuori il ritratto di una ragazza e poi di una giovane donna che decide di sottostare ai capricci della star e che si auto reclude nella gabbia dorata della ricchezza sfrenata a discapito della sua libertà personale. Sofia Coppola dirige con mano sicura, l’opera ha un buon ritmo nella parte iniziale (la gioventù di Priscilla) ma delude le aspettative: a sette anni da “L’inganno” già non troppo memorabile, sembra che la 54enne regista non riesca più a trovare la qualità, anche espressiva, dei suoi primi due film (“Il giardino delle vergini suicide” – 1999, “Lost in translation – 2003). Premio Coppa Volpi a Cailee Spaney al Festival del Cinema di Venezia 2023. Al cinema.