Minato è un preadolescente silenzioso e
tranquillo che improvvisamente inizia a comportarsi in maniera strana. La
madre, vedova e impiegata in una stireria sospetta che qualcosa non vada bene e
va alla scuola del figlio per parlare con l'insegnante, il quale nega di aver
maltrattato o punito il figlio. Minato stringe amicizia con un suo coetaneo,
Eri, i due diventano inseparabili. Tuttavia a casa Minato sembra sempre
distante agli occhi della madre. La storia, raccontata dalle angolazioni
differenti della madre, del maestro e del figlio, svelerà delicatamente la
verità. Dopo la pausa coreana de "Le buone stelle" il regista
Hirokazu Kore'eda torna in patria per raccontare una storia intimista e
toccante, quella dell’amicizia forte che si crea tra ragazzi e la confusione
che tale legame può creare in loro. Va detto che il titolo originale del film,
"Monster", era più calzante perché dava l'idea di come tutto quel che
non si capisce di una relazione, che sia amicizia o amore è scambiato dagli
adulti per una "mostruosità". Il titolo italiano invece punta
l'accento sul significato della mancanza assoluta di colpa in chi vive questi
sentimenti. Un film delicato e toccante e che ricorda per certi versi quel magnifico
"Close" di Lukas Dhont, anche se lì è accentuato il pregiudizio e la critica
da parte dei propri coetanei. Kore'eda punta il dito invece sulla confusione e
i dubbi tipici degli adolescenti (e non solo). Premiato più che giustamente a
Cannes 2023 per la migliore sceneggiatura a Sakamoto Yuji, il film, che vanta
anche l’ultima colonna sonora di Ryuichi Sakamoto (che riuscì a scrivere solo
due composizioni per pianoforte), è da non perdere. Al cinema.
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