Catello Palumbo, ex sindaco di un paese siciliano, esce dal carcere di Cuneo dopo aver scontato la pena per concorso in associazione mafiosa. Tornato a casa si accorge subito di non aver più peso nella vita della cittadina e accetta di collaborare con i servizi segreti, iniziando così un rapporto epistolare, a base di pizzini, con il giovane latitante Mattia Messina Denaro, con lo scopo di favorirne la cattura. Giunti al terzo film Fabio Grassadonia e Antonio Piazza ispirandosi liberamente a fatti realmente accaduti (e inventando alcuni personaggi) raccontano con grande coraggio un episodio vero avvenuto durante la latitanza del giovane capo mafia. Tra grandangoli e primi piani il duo registico abbandona la poesia di "Salvo" e il racconto reale ma favolistico di "Sicilian ghost story" per utilizzare a piene mani l'ironia del tragicomico e del sarcastico. Molti episodi del latitante sono trattati con un umorismo viscerale dovuto anche al fatto, ribadito anche dai due registi, che il loro non è un film biografico. Prendendo in esame le lettere scritte dal boss (che fanno parte del libro “Lettere a Svetonio” di Salvatore Mugno) ricreano situazioni più o meno verosimili, seguendo la “loro” logica di story tellers che rimodellano la realtà. La figura di Palumbo è la chiave di questa vicenda, un uomo tanto machiavellico quanto ridicolo, quasi una caricatura che l’ottimo Toni Servillo interpreta seguendo le regole mutevoli di una recitazione in movimento e mai fissa. Più controllato Elio Germano nel personaggio di Messina Denaro, reso come intrappolato nella immutabilità del proprio ruolo di boss. Nel cast sono da citare anche le bravissime Barbora Bobulova e Antonia Truppo, nonché il camaleontico Fausto Russo Alesi. Fotografia di Luca Bigazzi, musiche molto belle di Colapesce. Un gran buon film da vedere. Al cinema.
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venerdì 25 ottobre 2024
domenica 13 ottobre 2024
VITTORIA di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman
Jasmine è una donna di quarant’anni che vive a Napoli, a Torre Annunziata, col marito Rino e i tre figli maschi. Lei è parrucchiera, lui falegname, ognuno ha lavorato per creare la famiglia felice e serena che sono. Eppure Jasmine sente che le manca qualcosa, è inquieta: un sogno le rivela il suo desiderio, quello di avere una figlia. Ma la donna ha già avuto tre parti con taglio cesareo e non vuole rischiare di farne un altro quindi indirizza le sue attenzioni verso le adozioni internazionali. All'inizio il marito nicchia poi si lascia coinvolgere nell'avventura della burocrazia e dei tempi allungati di una procedura apparentemente senza fine. "I figli sono di chi li cresce, non solo di chi li fa " dice Jasmine al marito e a noi spettatori, in un impeto di amore, umanità e coraggio. Il coraggio ce lo mettono anche i due registi, Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, che filmano la storia con gli stessi protagonisti della vicenda, iniziata nel 2006. Personalità differenti: Kauffman arriva dal giornalismo di Al Jazeera e Cassigoli da scrittura e regia di documentari, soprattutto per Arte, canale televisivo europeo. Il loro sguardo è puro, punta a mostrare la vita e il desiderio di maternità senza fronzoli o lungaggini, va dritto al cuore, perché è di cuore che in fondo si tratta. Ne viene fuori un'opera sincera e forte fortissima, emozionante, che ha davvero un grande impatto emotivo sullo spettatore. Prodotta, tra gli altri, da Nanni Moretti (che ha buon occhio per le giovani produzioni italiane e non solo) che dice che il film "va a colmare uno spazio nel cinema italiano" che non ha altri esempi se non, aggiungiamo noi, forse i film di quel bravo regista che era Corso Salani, capace di restituire uno sguardo di verità alle sue opere. Vittoria è un bellissimo film che non va mancato per nulla al mondo. Anche perché restituisce l'immagine di una Napoli che non siamo abituati a vedere, una città i cui abitanti lavorano onestamente possedendo la grande umanità delle loro scelte. Da non perdere, al cinema.