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venerdì 25 ottobre 2024

IDDU - L'ULTIMO PADRINO di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza

Catello Palumbo, ex sindaco di un paese siciliano, esce dal carcere di Cuneo dopo aver scontato la pena per concorso in associazione mafiosa. Tornato a casa si accorge subito di non aver più peso nella vita della cittadina e accetta di collaborare con i servizi segreti, iniziando così un rapporto epistolare, a base di pizzini, con il giovane latitante Mattia Messina Denaro, con lo scopo di favorirne la cattura. Giunti al terzo film Fabio Grassadonia e Antonio Piazza ispirandosi liberamente a fatti realmente accaduti (e inventando alcuni personaggi) raccontano con grande coraggio un episodio vero avvenuto durante la latitanza del giovane capo mafia. Tra grandangoli e primi piani il duo registico abbandona la poesia di "Salvo" e il racconto reale ma favolistico di "Sicilian ghost story" per utilizzare a piene mani l'ironia del tragicomico e del sarcastico. Molti episodi del latitante sono trattati con un umorismo viscerale dovuto anche al fatto, ribadito anche dai due registi, che il loro non è un film biografico. Prendendo in esame le lettere scritte dal boss (che fanno parte del libro “Lettere a Svetonio” di Salvatore Mugno) ricreano situazioni più o meno verosimili, seguendo la “loro” logica di story tellers che rimodellano la realtà. La figura di Palumbo è la chiave di questa vicenda, un uomo tanto machiavellico quanto ridicolo, quasi una caricatura che l’ottimo Toni Servillo interpreta seguendo le regole mutevoli di una recitazione in movimento e mai fissa. Più controllato Elio Germano nel personaggio di Messina Denaro, reso come intrappolato nella immutabilità  del proprio ruolo di boss. Nel cast sono da citare anche le bravissime Barbora Bobulova e Antonia Truppo, nonché il camaleontico Fausto Russo Alesi. Fotografia di Luca Bigazzi, musiche molto belle di Colapesce. Un gran buon film da vedere. Al cinema.


domenica 13 ottobre 2024

VITTORIA di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman



Jasmine è una donna di quarant’anni che vive a Napoli, a Torre Annunziata, col marito Rino e i tre figli maschi. Lei è parrucchiera, lui falegname, ognuno ha lavorato per creare la famiglia felice e serena che sono. Eppure Jasmine sente che le manca qualcosa, è inquieta: un sogno le rivela il suo desiderio, quello di avere una figlia. Ma la donna ha già avuto tre parti con taglio cesareo e non vuole rischiare di farne un altro quindi indirizza le sue attenzioni verso le adozioni internazionali. All'inizio il marito nicchia poi si lascia coinvolgere nell'avventura della burocrazia e dei tempi allungati di una procedura apparentemente senza fine. "I figli sono di chi li cresce, non solo di chi li fa " dice Jasmine al marito e a noi spettatori, in un impeto di amore, umanità e coraggio. Il coraggio ce lo mettono anche i due registi, Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, che filmano la storia con gli stessi protagonisti della vicenda, iniziata nel 2006. Personalità differenti: Kauffman arriva dal giornalismo di Al Jazeera e Cassigoli da scrittura e regia di documentari, soprattutto per Arte, canale televisivo europeo. Il loro sguardo è puro, punta a mostrare la vita e il desiderio di maternità senza fronzoli o lungaggini, va dritto al cuore, perché è di cuore che in fondo si tratta. Ne viene fuori un'opera sincera e forte fortissima, emozionante, che ha davvero un grande impatto emotivo sullo spettatore. Prodotta, tra gli altri, da Nanni Moretti (che ha buon occhio per le giovani produzioni italiane e non solo) che dice che il film "va a colmare uno spazio nel cinema italiano" che non ha altri esempi se non, aggiungiamo noi, forse i film di quel bravo regista che era Corso Salani, capace di restituire uno sguardo di verità alle sue opere. Vittoria è un bellissimo film che non va mancato per nulla al mondo. Anche perché restituisce l'immagine di una Napoli che non siamo abituati a vedere, una città i cui abitanti lavorano onestamente possedendo la grande umanità delle loro scelte. Da non perdere, al cinema.

giovedì 3 ottobre 2024

FAMILIA di Francesco Costabile


Licia Celeste e i figli piccoli Luigi e Alessandro vivono in un quartiere periferico di Roma. Il padre, Franco, è in carcere per una rapina a mano armata. Quando esce la moglie è impaurita, cambia la serratura alla porta e lo stato di famiglia all'anagrafe: l'uomo infatti la brutalizza, la picchia e le incute un terrore che perfino i bambini sono costretti a subire. La donna chiede aiuto e l'uomo è allontanato, i figli separati dalla madre. Dopo anni si ritrovano uniti e vivono ancora insieme, ma Franco torna a incutere terrore alla moglie. Famiglia è una parola che deriva dal latino, familia, con cui si indicava, all'epoca degli antichi romani, il gruppo di servi e schiavi (ma anche figli e moglie) che erano proprietà del capo della casa. In questo senso va letto il titolo del nuovo, potente e terribile film di Francesco Costabile, qui alla seconda prova registica di finzione dopo il precedente "Una femmina" del 2022. Familia è un'opera notevole che parla di patriarcato, di maltrattamenti sulle donne, del rapporto tossico che spesso si crea e di violenza assistita: ovvero di un tipo non fisico ma psicologico che, se viene vista da un bambino (per esempio il padre che picchia la madre) sconvolge la sua mente giovanile e lo può portare a svariati effetti. Inoltre il film è ancora più spaventoso perché tratto da una storia vera: il soggetto attinge al libro di Luigi Celeste "Non sarà sempre cosi" basandosi sul suo vissuto. In seguito il regista scrive la sceneggiatura con Vittorio Moroni e Adriano Chiarelli, trasporta la storia da Milano (zona Giambellino) a Roma e lo arricchisce con scelte e visioni registiche interessanti. Non si pone come essere giudicante, il suo occhio coglie con sapienza intellettiva e filmica quegli aspetti, anche nascosti, dell’oscurità dell’animo e dei delicati e profondi rapporti umani all'interno di quel microcosmo della società che è la famiglia. Una fami(g)lia che è carente (cui potrebbe mancare la "g" per essere perfetta) di amore, di dialogo, di sicurezza. E di rispetto: della vita, degli affetti che bisogna imparare a gestire e non a prendere o a pretendere. Il film inoltre mostra come il nostro paese (che cancellò il delitto d'onore solo nell'agosto del 1981), non fosse preparato in termini di aiuto alle donne maltrattate né ai loro figli: la legge anti stalking arrivò solo nel 2009! Il film vanta un cast di attori notevoli, a cominciare dal giovane Francesco Gheghi (a Venezia premio Orizzonti per la miglior interpretazione maschile), Francesco Di Leva (Premio Pasinetti), Barbara Ronchi, Marco Cicalese, Tecla Insolia (a Venezia, premio Nuovoalmaie Talent Award per la miglior attrice esordiente). Un film da vedere. Al cinema.